SOSPETTO TERREMOTI PER VIA DELLE ESTRAZIONI PETROLIFERE: SECONDO VOI IL NOSTRO TERRITORIO È A RISCHIO?

Alla luce degli ultimi avvenimenti sismici che hanno devastato il Centro Italia, in Basilicata si teme per gli effetti sul territorio dovuti alle estrazioni petrolifere.

Oggi su Repubblica è stato pubblicato un articolo inerente all’aumento delle scosse di terremoto a Cushing, in Oklahoma (USA), uno dei crocevia mondiali del petrolio.

Come si legge nel report firmato dalla giornalista Elena Dusi:

“Da Cushing sono partiti 58,5 milioni di barili di greggio dall’inizio dell’anno.

Ma oggi la cittadina è a pezzi.

Un terremoto di magnitudo 5.0 ha distrutto una cinquantina di case e mandato all’ospedale 150 persone.

E’ la terza volta che accade dall’inizio dell’anno”.

Queste notizie dovrebbero indurci alla riflessione soprattutto nel leggere la parte finale dell’articolo che menziona la nostra regione:

“Di terremoti “indotti” dalle attività di sfruttamento degli idrocarburi esistono indizi in Usa, Canada, Uzbekistan (un magnitudo 7.0, forse, nel 1984).

E anche in Italia.

Per il sisma del 2012 in Emilia fu per un attimo sospettato il giacimento di Cavone.

Ma le sue dimensioni ridotte, la distanza dall’ipocentro e recenti studi sismologici e geologici hanno escluso un legame.

Osservata speciale resta invece la Val d’Agri, dove l’estrazione di idrocarburi e la presenza di un lago artificiale sono chiaramente legati a una serie di sismi che hanno raggiunto la magnitudo massima di 2.7 (appena percepibili dall’uomo)”.

Luigi Improta dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  ha spiegato:

“Le iniezioni d’acque reflue nel pozzo dell’Eni di Costa Molina 2 iniziarono nel giugno del 2006.

Immediatamente, nel giro di poche ore, le stazioni sismiche dell’INGV registrarono uno sciame di microterremoti con magnitudo massima di 1.8”.