Le mura domestiche ancora una volta il triste teatro di intervento dei Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza.
Tra le diverse telefonate al Numero Unico di Emergenza 112, due, come purtroppo accade troppo spesso, erano grida di aiuto per violenze e minacce che si stavano consumando in altrettanti nuclei famigliari, uno di Potenza, l’altro di Melfi.
A Potenza, i Carabinieri della locale Compagnia sono stati chiamati ad intervenire nei confronti di un 40enne che, al culmine di una discussione con la propria compagna e alla presenza dei figli piccoli, ha stretto la mano alla gola della donna colpendola poi con un pugno.
Poi è toccato al più piccolo dei figli.
I militari dell’Arma, accorsi immediatamente sul posto, hanno bloccato l’uomo e prestato soccorso a madre e figli traendo in arresto il 40enne per maltrattamenti e associandolo, al termine degli accertamenti, alla casa circondariale di Potenza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria potentina.
A seguito della convalida da parte del GIP, nei confronti dell’uomo è stato disposto il divieto di avvicinamento alla persona offesa e l’apposizione del braccialetto elettronico.
A Melfi, la Centrale Operativa della Compagnia ha raccolto la richiesta di aiuto di un padre per una patita aggressione da parte del figlio 20enne.
L’equipaggio della Radiomobile giunge in pochi minuti sul posto mentre l’aggressore, dopo aver sfasciato mobili e suppellettili, brandendo due coltelli da cucina stava minacciando di morte il padre.
La sua furia non si è placata nemmeno davanti ai militari.
Il giovane, dopo un vano tentativo di fuga ed un apparente stato di calma, dopo poco ha provato nuovamente a scagliarsi contro il padre costringendo i Carabinieri ad intervenire ed immobilizzarlo.
Messo al sicuro, l’uomo ha trovato il coraggio di confidarsi e denunciare mesi di continui maltrattamenti perpetrati dal figlio e tenuti fino a quel momento celati.
Il ragazzo è stato quindi tratto in arresto ed associato alla casa circondariale di Melfi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Dopo la convalida, il GIP ha disposto gli arresti domiciliari in altra abitazione, lontano dal padre aggredito.
Naturalmente per i sopracitati vige il principio di presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva di condanna.