Potenza: “I nostri giovani vanno via perché non c’è lavoro o perché non è adeguatamente retribuito”. I dettagli

“Il bene comune è un elemento prezioso, come la giustizia, l’equità e la sussidiarietà.

Non si deve declinare la parola autonomia ma è invece fondamentale parlare di comunità. Ribadisco quanto già hanno espresso i vescovi italiani: non siamo stati ascoltati”, ha detto questa mattina il vescovo di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, Mons. Davide Carbonaro, salutando i lavori della Uil Basilicata nel corso del congresso confederale dal titolo “Siamo una Comunità”, commentando il tema di attualità sull’autonomia differenziata.

Il direttore di Caritas diocesana, Marina Buoncristiano, ringraziando la UIL per la collaborazione e l’attenzione mostrata verso l’organismo pastorale ha ribadito la necessità di riflettere sui problemi che affliggono il Sud Italia, inteso come una grande comunità di storie, di persone e di esperienze:

“Bisogna camminare accanto con resilienza ed attenzione, ci sono disuguaglianze che la nostra terra vive in maniera marcata e con grande sofferenza.

Lo svantaggio del meridione esiste ed è palese.

Come certificato da uno studio Svimez un bambino nato a Firenze è più fortunato rispetto ad un bambino nato a Napoli in termini di opportunità formative e di crescita.

La povertà educativa è solo uno dei temi, ma non bisogna trascurare anche la sanità, l’accesso alle cure e numerosi altri servizi come l’assistenza domiciliare o la grande sfida del sostegno alla disabilità.

Nessuno deve essere lasciato indietro, lo prevede la nostra Costituzione, tutti hanno pari diritti e pari dignità.

Il lavoro non si crea per decreto, ci sono troppi contratti anomali alla base di un malessere generalizzato, non è possibile accogliere in Caritas persone che hanno un lavoro ma che percepiscono paghe di modesta entità.

Le esistenze sono precarizzate e questo sistema non può andare avanti in modo silente.

I nostri giovani vanno via perchè non c’è lavoro o perchè non è adeguatamente retribuito, in questo scenario l’ascensore sociale è saltato ed è triste accogliere in Caritas persone formate e scolarizzate, diplomati e laureati”.

Nel corso del congresso Caritas ha anticipato alcuni dati afferenti alla povertà e l’esclusione sociale del 2023 nel territorio diocesano che saranno poi presentati il prossimo 25 luglio.

Emerge un quadro allarmante dettato dall’emergenza abitativa, infatti il 57,8 per cento di chi si rivolge alla Caritas vive in affitto e la fascia d’età maggiormente in difficoltà è quella 45-54 anni, cambia anche la tipologia di beneficiario di aiuto: confrontando i dati del 2019 è in forte aumento la richiesta di sostegno da parte di persone in possesso di un diploma di istruzione che ad oggi superano il 30 per cento del totale, fenomeno dovuto alla piaga del lavoro povero e al precariato.