La Basilicata due giorni fa ha ricordato quella terribile Domenica del 23 Novembre 1980.
Un riferimento assoluto, sociale, come lo scoppio di una guerra.
Ancora oggi utilizzato come riferimento temporale per riferirsi ad eventi precedenti o successivi a quella data.
Erano le 19:34 quando un terribile terremoto colpì l’Irpinia e la Basilicata Centro-Settentrionale, registrando una magnitudo pari a 6,5 della Scala Richter.
Fu uno degli eventi più devastanti della storia italiana.
Un bilancio terrificante si registrò quando la terra smise di tremare: 2.914 morti, 8.848 feriti, circa 280.000 sfollati, cifre impressionanti che si ripercossero per anni e anni in vari aspetti della gestione dell’emergenza.
L’epicentro fu localizzato tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, ma registrò i suoi effetti anche nella nostra regione.
Furono 131 i comuni lucani interessati e alcuni pagarono un prezzo altissimo: come Balvano, dove 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti, perirono sotto il crollo della chiesa di Santa Maria Assunta mentre stavano assistendo alla messa.
Papa Giovanni Paolo II decide di recarsi sui luoghi colpiti dal sisma.
In quell’occasione venne in Basilicata e visitò anche i feriti nell’ospedale di Potenza dove benedì “tutti i presenti, specialmente tutti i sofferenti, i ricoverati, ma anche tutti i professori, i medici, gli infermieri, le infermiere”.
Questo il discorso del Papa dall’Ospedale San Carlo:
“Ho sentito un dovere, un impulso del cuore, della coscienza, di venire qui, di essere, almeno parzialmente, più vicino a voi sofferenti, a voi che avete sofferto e a voi che soffrite.
Questa necessità interiore è certamente causata da una compassione, non da una sensazione.
Da una compassione umana e cristiana.
Voi terremotati, feriti, colpiti, senza casa – e con voi, i vostri morti – siete certamente circondati da una compassione umana e cristiana da parte di tutti i vostri connazionali, di tutta l’Italia e siete specialmente circondati della compassione della Chiesa.
E io vengo, carissimi fratelli e sorelle, per mostrarvi il significato di questa vicinanza; per dirvi che siamo vicino a voi per darvi un segno di quella speranza, che per l’uomo deve essere l’altro uomo.
Per l’uomo sofferente, l’uomo sano; per un ferito, un medico, un assistente, un infermiere; per un cristiano, un sacerdote.
Così un uomo per un altro uomo.
E quando soffrono tanti uomini ci vogliono tanti uomini, molti uomini, per essere accanto a quelli che soffrono”.
Un grande Papa sempre vivo nel cuore di tutti i Fedeli.