I segretari generali di Cgil Cisl Uil, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, esprimono preoccupazione per l’ennesima situazione di crisi che si sta determinando in Val d’Agri a seguito del provvedimento di chiusura del Cova adottato dalla Regione Basilicata.
I segretari hanno dichiarato:
“Siamo preoccupati perché ancora una volta viene alla luce tutta l’inadeguatezza della catena di controlli che ha finora caratterizzato il settore petrolifero nella nostra regione.
Se siamo arrivati al punto di dover chiudere con un provvedimento d’urgenza della giunta regionale il Centro Olio è perché le risposte di Eni sono state finora parziali e inadeguate e perché in passato troppe cose non hanno funzionato nel sistema ordinario di monitoraggio e controllo.
La fermata produttiva del Cova rischia ancora una volta di impattare negativamente su tutta l’economia della Val d’Agri, come già accaduto circa un anno fa a seguito della nota inchiesta giudiziaria.
Ancora oggi misuriamo gli effetti di quella prolungata chiusura con la perdita di diverse centinaia di posti di lavoro nelle aziende dell’indotto.
Già un anno fa il sindacato confederale richiamò con forza e a più riprese la necessità di rivedere il sistema dei controlli dei controlli al fine di non mettere in contrapposizione la difesa dell’ambiente e la tutela dei posti di lavoro che non sono due elementi in antitesi tra loro.
Occorre in questa fase emergenziale concentrarsi esclusivamente sull’ attività di bonifica, circoscrivendo i possibili danni ambientali, evitando di contrapporre il lavoro alla sicurezza ambientale ed utilizzando tutti i livelli occupazionali per l’attività di salvaguardia ambientale.
La questione della sicurezza ambientale va assunta quale questione fondamentale per lo svolgimento di qualsiasi attività industriale.
Oggi, ancora una volta, appare in un tutta la sua prepotente urgenza la necessità, non più rinviabile, di portare la questione Val d’Agri al tavolo del ministero dello Sviluppo economico, aprendo una nuova stagione di intese di sistema che vincoli tutte le compagnie petrolifere che operano sul territorio, da un lato, a garantire una più efficace e autonoma filiera di controlli ambientali e, dall’altro, a mobilitare nuovi investimenti produttivi che, nel delineare la transizione energetica, garantiscano sostenibilità ambientale e nuova occupazione.
Solo con un approccio più maturo e socialmente responsabile delle compagnie petrolifere si può pensare di ricostruire con le comunità locali un clima di sereno confronto nell’interesse di tutte le parti in causa superando una logica di scambio tra tutela dei livelli occupazionali e tutela del territorio”.