Basilicata: “Operatori dello spettacolo sul lastrico”. Ecco che cosa sta succedendo

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Alessia Araneo e Viviana Verri, Consigliere regionali M5S Basilicata:

“Già in occasione della nomina della Giunta regionale avevamo sottolineato la scarsissima, inesistente a dirla tutta, attenzione rivolta dal Presidente Bardi alla cultura.

Convinzione che si è rafforzata in seguito alla presentazione delle linee programmatiche dell’appena rieletto Presidente; linee da cui non traspare alcuna volontà di investire seriamente e scientemente su un comparto che non è un accessorio meramente esornativo, bensì un settore produttivo a tutti gli effetti.

Apprendiamo, tuttavia, che non solo non si ha alcuna visione programmatica per il futuro, ma pare che la Regione non abbia reperito neanche i fondi per le attività culturali già svolte nel 2023.

Malgrado le encomiabili premesse della legge regionale di riferimento 12 dicembre 2014, n.37, relativa alla “Promozione e sviluppo dello spettacolo” – La Regione Basilicata considera la dimensione culturale un fondamentale perno di crescita, di sviluppo qualificato e riconosce nello spettacolo uno strumento fondamentale di espressione artistica e di libertà creativa per la crescita culturale, l’aggregazione e l’integrazione sociale, per lo sviluppo economico, per la creazione di nuova occupazione, un modello efficace ed importante dell’identità dei territori.

Concorre alla promozione delle attività di spettacolo nel rispetto dell’autonomia della programmazione – i buoni propositi sembrano non essere mai stati rispettati.

Pare, infatti, che da anni la Regione emani il piano regionale dello spettacolo ad anno ormai concluso e che, sistematicamente, gli operatori si vedano costretti ad anticipare tutte le spese delle iniziative espletate, nella speranza che, presto o tardi, sia emanato il bando.

Manco a dirlo, quello del 2024 non è ancora uscito, aspettiamo fiduciose la fine dell’anno per capire quali saranno le iniziative finanziate già svolte a carico degli operatori.

L’anno scorso, però, una piacevole sorpresa ha colto le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo: il bando esce in primavera e con determinazione dirigenziale del 12/06/2023 la Regione ammette per la Misura 1 (Azioni a sostegno degli operatori iscritti all’Albo degli Operatori dello Spettacolo) 39 progetti; per la Misura 2 (Azioni in cofinanziamento con gli operatori che beneficiano di finanziamenti a valere sulle risorse del Ministero della Cultura) 26 progetti e per la Misura 3 (Azioni di sostegno alle attività della Rete) 11 progetti.

Così, certi dell’idoneità ricevuta, i numerosi organismi hanno organizzato e svolto tutte le attività culturali che hanno animato il 2023.

Fino a qui tutto come da prassi, finché non sopraggiunge la determina del 20/12/2023, che si abbatte come una scure sugli operatori dello spettacolo.

Appellandosi all’esaurimento delle risorse, Bardi regala un brutto Natale a tutto il mondo della cultura.

Così, dei 39 progetti ammessi con la Misura 1 solo 14 vengono finanziati; i 26 progetti in cofinanziamento della Misura 2 ricevono un contributo della Regione decisamente ridotto e, degli 11 della Misura 3, 8 vengono finanziati, sempre con un ribasso.

Alla luce di tutto questo, presenteremo un’interrogazione formale per sapere come mai sia stato ridotto lo stanziamento di fondi e, soprattutto, come faranno gli organismi che hanno già svolto attività a sostenere tutti i costi e ad anticiparne di nuovi per l’anno in corso.

Al di là dei progetti e degli spettacoli di cui tutti godiamo ci sono artisti e professionisti che, oltre a meritare rispetto, devono essere pagati per il lavoro svolto.

In questa Regione pare che non ci sia posto per la cultura, alle volte viene rappresentata persino come un elemento di disturbo; forse perché, spesso, la cultura è anche contestazione dello status quo.

Ad ogni modo, chiederemo conto a Bardi di questi finanziamenti falcidiati, dell’esclusione di soggetti che hanno lavorato in attesa di un sostegno economico che potrebbe non arrivare mai.

Questa destra ha un’idea quantomeno bizzarra della cultura: non investe nel settore, ma si avvale dei suoi servizi, magari spera pure che, nonostante il mancato finanziamento ricevuto, gli operatori lavoreranno ugualmente anche per il 2024.

Per Bardi, evidentemente, con la cultura non solo non si mangia, ma si affamano pure coloro che vi lavorano. Naturalmente, questo sembra valere solo per i cosiddetti “pesci piccoli”; su quelli più grossi torneremo…”.