Fuga di medici dal sistema sanitario a causa dell’andamento demografico, del numero chiuso all’università, della limitazione per l’accesso alle scuole di specializzazione degli ultimi 10 anni e, di recente, dall’annunciata riforma pensionistica prevista nella legge di bilancio ed avversata dai sindacati nazionali dei medici.
Spiega l’ASP:
“La situazione si ripercuote inevitabilmente anche sulla sanità lucana e quindi anche sulla Azienda sanitaria locale di Potenza dove andranno in pensionamento anticipato due igienisti, un radiologo un direttore di distretto.
La Direzione Generale, al fine di contrastare il vuoto lasciato dai medici dimissionari e quindi di evitare effetti negativi sulla prosecuzione delle prestazioni sanitarie, ha varato un importante piano assunzionale mediante concorso per dirigenti medici.
Con la delibera n.808 del 14 novembre si emettono, a tempo determinato, undici bandi in diverse branche della medicina specialistica.
Nella fattispecie le figure mediche ricercate si riferiscono alle seguenti discipline: Cardiologia, Endocrinologia, Farmacologia e tossicologia, Geriatria, Igiene degli Alimenti e della nutrizione, Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica, Malattie dell’Apparato Respiratorio, Medicina Fisica e Riabilitazione, Medicina Interna, Nefrologia, Radiodiagnostica.
I medici che andranno ora in pensione sarebbero dovuti rimanere ancora un paio d’anni garantendo nel frattempo il ricambio generazionale che oggi viene invece imposto in modo accelerato.
La riforma del sistema pensionistico prevista dalla legge di stabilità impone che chi è stato assunto prima del 1996 e che usufruiva del trattamento secondo il sistema retributivo, vada in pensione con il sistema contributivo che avrà ripercussioni sul quantum della pensione percepita.
La disciplina contenuta all’articolo 33 della legge di bilancio, che interessa le pensioni di 31.500 dipendenti pubblici, garantirebbe allo Stato un risparmio netto per 2,7 miliardi nel periodo tra il 2024 e il 2032.
Per la categoria dei medici, che hanno proclamato lo sciopero per il prossimo 5 dicembre, si sta assistendo in tutta Italia ad una vera e propria fuga dagli ospedali e dalle strutture sanitarie: un esercito composto da almeno 54mila professionisti ha lasciato o si appresta a lasciare il sistema sanitario nazionale.
Per le ataviche carenze che si riscontrano a livello nazionale, pochi i numeri delle nuove leve che hanno coperto i buchi lasciati da chi è andato in pensione.
La carenza di medici specialisti è legata non solo al numero chiuso alle facoltà di medicina, ma anche al fatto che sempre più spesso ci si indirizza verso specializzazioni remunerative in ambito privato.
I dati nazionali danno un quadro generale di professionisti nel 56% dei casi oltre i 55 anni di età.
Di recente, proprio al convegno Fiaso a cui ha partecipato il direttor Generale della Asp Basilicata Antonello Maraldo, il Presidente dell’Associazione Giovanni Migliore, ha lanciato l’appello alle direzioni generali delle strutture sanitarie affinché si proceda a rimpinguare le carenze negli organici assumendo trentamila professionisti ed infermieri ed abolendo il tetto di spesa per il personale, fermo ai livelli del 2004 diminuiti dell’1,4%.
Solo in questo modo si potrebbe garantire un servizio sanitario all’altezza e con soluzioni immediate”.
Dice Maraldo:
“La Asp Basilicata si allinea alla necessità di rimpinguare l’organico dei ‘camici bianchi’ e lo fa con un bando di concorso, se pur a tempo determinato, per poter garantire le prestazioni e l’assistenza sanitaria. Si confida nelle risposte di partecipazione considerando altrettanto significativa la carenza di medici specialisti e medici di medicina generale.
Sul futuro dell’organico aziendale c’è l’obbligo morale di non lasciare nulla di intentato per garantire accesso alle cure ai cittadini lucani in un momento di transizione del Servizio Sanitario nazionale che è in una fase di difficoltà per tutte le Regioni italiane.
La Direzione Generale, indipendentemente dall’esito del bando, che si spera positivo, è comunque già impegnata per varare un ‘piano B’, ovvero una rimodulazione dell’offerta che possa comunque garantire accesso alle cure e dovute garanzie ai cittadini lucani.”